Buongiorno ⭐,
oggi è davvero un piacere portare all’attenzione questo libro e la sua autrice. Ci tengo davvero molto perché è stata una piacevole scoperta.
Sinossi. Geisha Monogatari è un saggio che parte dal Giappone classico e arriva al Giappone moderno, per capire quali furono i contesti socio-culturali che hanno portato alla comparsa della geisha nella società giapponese. L’opera, frutto di un approfondito lavoro di ricerca, si basa sull’analisi di quelle realtà e di quelle figure femminili che hanno costituito il background da cui nascere e attraverso cui svilupparsi, diventando così la geisha uno dei simboli maggiormente significativi e rappresentativi della storia e cultura giapponese più tradizionale.
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Se esiste un mondo affascinante e colmo di mistero sicuramente è quello delle Geisha.
Il mondo fluttuante, ricco di talento ma soprattutto di Arte. Perché Geisha significa proprio questo: Donna Artista, e a differenza di credenze errate il mondo “dei fiori e dei salici” è attorniato dalla professionalità, rigore, ricerca della perfezione.
Ed eccomi qui ad aver acquistato questo saggio direttamente dall’autrice stessa, scoperta per caso su Instagram (ogni tanto ci regala davvero delle belle sorprese). Quando ho visto il suo profilo me ne sono innamorata, è interamente dedicato alla figura affascinante della Geisha.
Una volta ricevuto il libro mi sono tuffata subito nella sua lettura, che mi ha arricchito tantissimo. Mi sono presa il tempo non solo di leggerlo ma di studiarlo.
Il saggio è diviso in due parti: la prima è incentrata sulla storia della prostituzione e dell’erotismo nel Giappone e la seconda sulla figura della Geisha. La prima parte è necessaria per poter arrivare a capire e conoscere l’origine di queste intrattenitrici. All’inizio troviamo anche una piccola legenda che aiuta a capire la pronuncia esatta dei termini.
Personalmente non ero a conoscenza di tutto quello che circondava il mondo delle cortigiane in Giappone: la tipologia di vita che conducevano e come esercitavano la professione, oltre alla formazione dell’area chiamata Yoshiwara, quartiere più famoso nella nazione dove erano presenti bordelli, case da tè ecc… ognuno con il loro scopo.
Due cose mi sono rimaste maggiormente impresse:
- Ciò che accadeva quando una prostituta moriva all’interno del quartiere. In particolare, chi non poteva essere sepolta al di fuori, veniva sepolta in una fosse comune:
“Vennero sepolte più di ventimila donne, poiché tantissime erano coloro che provenivano da condizioni di grande povertà e quindi destinate ad una sepoltura povera”.
- La seconda è chiamata il Shijữ – “Suicido doppio per amore”- un atto di ribellione contro la società tra una cortigiana e un giovane frequentatore del quartiere (un amore impossibile).
“Gli amanti, ad una vita vuota e senza amore, sceglievano la morte, che avrebbe permesso loro di trovare finalmente la felicità eterna insieme, piuttosto che una vita di penose sofferenze separati l’uno dall’altra”.
Il mondo del piacere non era un mondo felice ma un mondo della sofferenza; le cortigiane erano schiave e prigioniere di una vita triste, messe in vetrina (letteralmente messe in mostra in una gabbia), vittime di violenze e soprusi non solo fisiche ma anche psichiche, tutto per l’interesse di altri.
La maggioranza non arrivava ai trent’anni.
“Senza mai poter decidere, senza mai essere libere, senza mai aver la possibilità di esprimersi, la vita delle cortigiane procedeva lenta e inesorabile tra lo sfavillo dei broccati e la morte sempre in agguato”.
La seconda parte ci conduce nel mondo del karyukai, il mondo delle Geisha.
“Intrattenitrici pubbliche, promotrici dei costumi locali e protagoniste della società”.
La loro è un’ esistenza imperniata nella perfezione, nella raffinatezza e soprattutto nell’arte.
Ho trovato estremamente interessante comprendere il rapporto che questa figura instaura con la sua okya (casa madre), con la okasan (madre e padrona dell’okya) e le altre Geisha presenti all’interno. Scoprire il loro famoso trucco, le varie acconciature, i differenti kimono indossati, la danza e gli strumenti usati durante le loro esibizioni.
C’è un fatto importante da capire, soprattutto perché esiste molto pregiudizio ed errata concezione intorno alla Geisha (come potrete anche leggere dalle parole dell’autrice nell’intervista):
non offriva il suo corpo ma la sua arte.
Non si prostituiscono, non offrono quel tipo di servizio a differenza delle cortigiane.
“La Geisha non fu mai chiamata a vendersi”.
Molto interessante è anche conoscere come oggi viene insegnata e praticata a chi “sceglie” questa professione. Un fatto che mi ha lasciato stupita è apprendere come ancora oggi debbano autosostenersi economicamente.
Un libro-saggio scritto molto bene, i termini sono spiegati con semplicità anche per chi si approccia per la prima volta a questo mondo. Le due parti sono estremamente istruttive, aprono gli occhi e la conoscenza su argomenti e termini poco conosciuti e su i pregiudizi che le circondano.
La passione di Miriam si comprende attraverso le sue pagine.
Lo consiglio? Ma assolutamente si! Se amate e siete affascinati, come me, dalla Geisha è il libro che fa per voi, ma anche per chi non la conosce e vuole addentrarsi nelle loro vite intriganti e delicate.
Se non ne avete mai abbastanza di questo argomento abbiamo la possibilità di leggere anche il secondo libro di Miriam: Geisha Monogatari II – La storia dell’arte della geisha: i suoi significati dalle origini ad oggi.
Ringrazio tantissimo Miriam per la sua disponibilità e gentilezza ❤
→ Vi lascio ora all’ Intervista a Miriam Nobile ←
1- Com’è nata la tua passione per il mondo delle geisha?
La mia passione per il mondo delle geisha ovviamente deriva dal mio amore nei confronti del Giappone, sviluppatosi in età adolescenziale. Il mio successivo percorso accademico mi ha poi permesso di poter approfondire questa mio amore, e portarlo ad un livello più alto.
Allontanandomi dalla modernità giapponese, nel corso degli anni universitari, ho riversato tutto il mio interesse ed i miei studi in quella che è stata la tradizione del Giappone più antico; proprio questo processo mi ha portato ad avvicinarmi alla poliedrica figura della geisha.
La geisha, incarnazione della totale devozione alle arti e dell’emancipazione femminile, e non mera cameriera volta a soddisfare le richieste degli uomini, intrattenitrice dall’atteggiamento servile, donna sottomessa al volere maschile o addirittura prostituta, è stata spesso privata della sua autentica natura ben lontana da quella assegnatale erroneamente dalla pensiero occidentale.
I libri ed i film prodotti in Occidente e giunti anche in Italia, non hanno fatto altro che accentuare questo divario tra la vera identità della geisha e quella sviluppatasi nell’immaginario collettivo al di fuori del Giappone.
Ho così deciso di iniziare, da quasi più di 3 anni, un mio personale progetto di ricerca ed approfondimento focalizzato sull’identità, sul mondo e sull’arte della geisha, fondato sull’analisi della storia e cultura di tutte quelle realtà e di tutte quelle figure che hanno fatto da sfondo e terreno fertile per la sua nascita ed evoluzione nei secoli all’interno della società giapponese.
2- Cosa ti ha spinto a scrivere questi due saggi?
Alla base di questo percorso di studio ed analisi, il mio obiettivo era proprio quello di tentare di restituire, nel mio piccolo, l’essenza originale a questa figura femminile, dalla storia secolare, così profondamente snaturata nel tempo.
E ciò di conseguenza mi ha portato a riversare tutte le mie ricerche, analisi e studi a riguardo in due libri pubblicati in questo 2020, i quali vogliono appunto fornire al pensiero comune occidentale, gli strumenti adeguati e necessari per poter comprendere cosa era, e cosa ancora oggi è, la geisha, quali sono i motivi che ne hanno determinato la sua comparsa ed affermazione, ed in che modo si è sviluppata la sua realtà, dall’antichità giapponese alla contemporaneità.
I suoi caratteri originali sono stati alterati in maniera molto grave a mio parere, e chi ha già un’adeguata cultura a riguardo potrà confermare le mie parole; ho ritenuto necessario, quindi, iniziare e portare avanti questa mia piccola missione, che a distanza di anni dal giorno in cui l’ho avviata è diventata parte fondante dei miei giorni di studentessa del Paese del Sol Levante
3- Quale pregiudizio intorno a questa figura ti fa maggiormente infuriare?
Sicuramente il pregiudizio occidentale (ed uno dei principali pregiudizi) che ruota intorno alla figura della geisha, e che mi fa maggiormente infuriare, è quello secondo cui la geisha è una prostituta dedita all’arte della seduzione e dell’erotismo, venditrice del proprio corpo e di prestazioni sessuali. Non c’è nulla di più falso! Le geisha non sono prostitute. Le vere geisha erano, sono e saranno sempre artiste intrattenitrici altamente qualificate (in Giappone la prostituzione è illegale dal 1956).
Questa confusione deriva in particolare dagli ambienti originali dai quali provennero le prime geisha, ovvero i quartieri del piacere. Al loro interno le geisha si occupavano esclusivamente di intrattenere artisticamente clienti e cortigiane, quest’ultime libere di vendere il proprio corpo. Vigevano infatti delle rigide regole all’interno del Giappone feudale dei quartieri del piacere, che proibivano alle geisha di vendere prestazioni sessuali in quanto la loro attività doveva limitarsi ad offrire arti tradizionali, mentre l’arte del piacere era concessa a cortigiane e prostitute comuni, e sulla quale si fondava la loro identità.
Anche se in antichità vi potevano essere alcune geisha che offrivano il proprio corpo ai clienti, ciò non faceva parte della loro professione, ma era una scelta esclusiva della donna decidere se concedersi o meno sessualmente, e solo in determinati contesti. E comunque, quando una geisha decideva di concedersi, era consigliabile avere relazioni con un solo uomo; se, infatti, una geisha aveva relazioni con più uomini, veniva considerata di categoria inferiore.
Bisogna inoltre dire, riferendoci alla modernità, che prima della Seconda Guerra Mondiale le geisha erano viste dagli occidentali come esseri incredibilmente misteriosi, soprattutto perché era molto difficile per uno straniero accedere al loro mondo esclusivo e riservato, inoltre tutta una serie di romanzi scritti da autori occidentali; è a partire da ciò che la vera natura della geisha comincia ad essere distorta e stravolta, entrando in questa forma modificata nell’immaginario comune. Successivamente al dopo guerra la maggior parte dei militari americani aveva un’età compresa tra i 18 ed i 25 anni e trovandosi in un Paese devastato disposto a fare qualsiasi cosa per sopravvivere, trovò facilmente delle donne che pur di guadagnare qualcosa vendevano il proprio corpo a questi uomini. Dal momento che “geisha” era una delle uniche parole straniere che la maggior parte degli anglofoni conosceva, queste donne, che in realtà non erano affiliate in alcun modo al mondo del karyūkai, proposero i propri servigi sessuali indicando sé stesse come geisha. I militari diffusero attraverso le lettere inviate ai propri familiari informazioni errate sulla cultura della geisha per via dei contatti e rapporti avuti con queste sedicenti geisha; donne che usarono il proprio corpo per poter sopravvivere in un Giappone messo in ginocchio. Ciò contribuì ad alimentare la già esistente concezione errata nei confronti di questa figura femminile.
Nel mondo a noi contemporaneo una geisha è oggi libera di perseguire relazioni personali con qualsiasi uomo che ella incontra attraverso il proprio lavoro e che sceglie di propria volontà, ma molto probabilmente ciò non sarebbe mai casuale, e la potenziale relazione intima che potrebbe nascere con un cliente non sarebbe mai l’obiettivo alla base del suo lavoro, e verrebbe portata avanti in maniera molto discreta. Le comunità di cui fanno parte le geisha sono difatti fondate su regole molto rigide, e fondamentale è la reputazione di ogni singola artista; di conseguenza una geisha gestirebbe una relazione con estrema riservatezza. Se mai una geisha si innamorasse e volesse sposarsi, sarebbe tenuta per tradizione a ritirarsi dalla professione, poiché una geisha dovrebbe essere single (questo vale soprattutto per le geisha di Kyōto). Tuttavia, oggi ci sono molti quartieri di geisha in Giappone che consentono alle geisha di sposarsi, avere figli e divorziare.
4- I tuoi prossimi progetti?
Per quanto riguarda i miei progetti, sicuramente continuerò in questo mio studio e ricerca, che porto avanti giorno dopo giorno e che mi ha permesso di pubblicare quest’anno i miei primi due libri, facenti parte di un progetto a cui ho dato il nome di “Geisha Monogatari” (letteralmente “Racconto della Geisha”).
Il monogatari è tradizionalmente un antico genere letterario giapponese, e consiste in una lunga narrazione epica in prosa, strettamente legata ad aspetti della tradizione orale. Tale genere letterario ebbe grande diffusione tra il IX e il XV secolo, quando in Giappone si diffuse l’uso dei kana, ovvero i caratteri fonetici giapponesi. Le prime ad adottarli furono le donne, per cui era ritenuto sconveniente conoscere il cinese (ovvero la lingua di corte): è per questo che i grandi capolavori di quest’epoca furono scritti quasi esclusivamente proprio da donne.
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Ho scelto di chiamare così questo mio progetto, costituito da due volumi, non solo perché è volto a “raccontare” la secolare storia della geisha, che affonda le sue radici nell’antichità giapponese tra leggenda, mito e realtà, ma anche perché a parlare di questa figura di donna è una donna stessa, così come donne furono le iniziatici di questa tradizione letteraria.
Attualmente sto lavorando alla prima traduzione in italiano di un testo degli inizi del ‘900, legato anche in questo caso alla figura della geisha; successivamente mi dedicherò alla stesura della mia prima opera biografica, dedicata ad una figura femminile che visse come geisha nel XIX, secolo e la cui significativa vita mi sta molto a cuore; ed infine mi dedicherò al completamento di un terzo saggio sulla figura della geisha. Dopodiché, mi auguro di poter scrivere ancora di questa figura unica priva di eguali, incarnazione del più grande ideale estetico ed artistico del Giappone.
Note sull’autrice. Miriam Nobile, nata a Catania nel 1991. Laureanda in lingue e culture europee ed orientali, e studentessa di storia, lingua e cultura giapponese.
Potete seguirla su Instagram, dove troverete settimanalmente nuovi contenuti e rimanere aggiornati sui suoi progetti — Geisha Monogatari & miriam.geisha.monogatari
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2 pensieri riguardo “Recensione & Intervista all’Autrice: Geisha Monogatari – La storia della geisha, dalle origini ad oggi di Miriam Nobile”