ATTENZIONE! LA RECENSIONE CONTIENE SPOILERS!
Buongiorno cari Readers ⭐
In questi giorni ho terminato la lettura di “Cambiare l’acqua ai fiori” dell’autrice Valerie Perrin. Un romanzo che abbiamo praticamente visto ovunque, in particolare su Instagram. Vincitore nel 2018 del Prix Maison de la Presse, presieduto da Michel Bussi, scrittore francese autore del romanzo “La caduta del sole di ferro”.
Violette è la guardiana del cimitero di Brancion-en-Chalon da più di 20 anni. È la sua vita. Incontra vivi e cura i morti. Pulisce regolarmente le tombe, sistema i fiori, dona il rispetto a chi non c’è più .
Sin dalla nascita la vita di Violette non è stata facile ma lei non si piange mai addosso. La madre appena l’ha partorita l’abbandona in ospedale. È morta appena nata ed è tornata alla vita subito dopo.
Passa da una famiglia affidataria all’altra ed è disperatamente alla ricerca di questo amore.
“Sono disadattata. Spezzata. Con me non è possibile l’amore”.
Sino a quando incontra, ancora minorenne, il suo futuro marito Philippe Toussaint, e quello che crede possa essere l’uomo della sua vita. Ma la passione iniziale lascia spazio al vuoto. Philippe non è il santo che Violette credeva ma la disperata ricerca di una famiglia per lei è troppo forte per lasciarlo andare. Philippe è un “essere spregevole”, un uomo egoista, cattivo e vendicativo, quasi malato.
“Io volevo che non bastasse a me… Per Philippe ero la donna ideale, quella che non disturba”.
La piccola Leonine è invece la vita di Violette, tutte le attenzioni sono rivolte a lei, desidera che abbia tutto quello che lei non ha potuto avere.
“Mi serviva tempo. Non tempo per stare meglio, non sarei mai stata meglio, ma tempo per riuscire di nuovo a muovermi ed agire”.
La vita, la disattenzione e la cattiveria, gli porta via l’unica sua ragione d’amore. Fino a quando non appare a casa sua Julien, un commissario venuto al suo cimitero per rispettare la volontà della madre deceduta: essere sepolta sulla tomba che per lui è uno sconosciuto. Julien e Violette incominceranno questo cammino insieme per ricominciare ad amare ed amarsi.
La lettura è stata piacevole, la scrittura di Valerie è semplice ed asciutta, a volte forse troppo. Fino a metà libro la lettura è stato un viaggio tra sentimenti di vita, amore e tristezza. Mi è sembrato quasi poetico. Da metà sino a quasi al termine invece, nonostante risulti ancora scorrevole, l’uso di parole volgari mi hanno disturbato. Non ritengo fossero necessarie ai fini del racconto, anche da uomini e donne che nel racconto usano un linguaggio gentile e delicato, a un certo punto, sparano parole volgari e questo non mi è piaciuto.
La vicenda tragica della bambina mi ha lasciato senza parole anche se inconsciamente me l’aspettavo.
Il finale devo dire che, forse per la stanchezza dopo quasi 460 pagine, non mi ha entusiasmato, ne sono rimasta quasi indifferente. Ho chiuso il libro e non mi è rimasto molto da pensare, l’ho chiuso e fine. Mi è mancato quel pathos che inizialmente mi aveva coinvolto molto.
Non lo considero un brutto libro, assolutamente, ma speravo in qualcosina di più. La maggior parte delle persone che l’hanno letto mi hanno detto che avrei pianto: non ho versato una lacrima purtroppo.
Penso però di poterlo consigliare, perché è un libro nella sua totalità piacevole ed affascinante. Un bel viaggio nei sentimenti di chi ha perso qualcosa di importante e cerca di continuare a sopravvivere e non annegare.
“Come un fiore spezzato dalla bufera, la morte l’ha rapita nella sua primavera”
Sono molto curiosa di sapere quali sono state le vostre impressioni leggendo questo romanzo!
The Heart Is a Book ❤📚