
Trama, A quindici anni, Mariam non è mai stata a Herat. Dalla sua “kolba” di legno in cima alla collina, osserva i minareti in lontananza e attende con ansia l’arrivo del giovedì, il giorno in cui il padre le fa visita e le parla di poeti e giardini meravigliosi, di razzi che atterrano sulla luna e dei film che proietta nel suo cinema. Mariam vorrebbe avere le ali per raggiungere la casa del padre, dove lui non la porterà mai perché Mariam è una “harami”, una bastarda, e sarebbe un’umiliazione per le sue tre mogli e i dieci figli legittimi ospitarla sotto lo stesso tetto. Vorrebbe anche andare a scuola, ma sarebbe inutile, le dice sua madre, come lucidare una sputacchiera. L’unica cosa che deve imparare è la sopportazione. Laila è nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell’aprile del 1978. Aveva solo due anni quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per questo, il giorno del loro funerale, le è difficile piangere. Per Laila, il vero fratello è Tariq, il bambino dei vicini, che ha perso una gamba su una mina antiuomo ma sa difenderla dai dispetti dei coetanei; il compagno di giochi che le insegna le parolacce in pashtu e ogni sera le dà la buonanotte con segnali luminosi dalla finestra. Mariam e Laila non potrebbero essere più diverse, ma la guerra le farà incontrare in modo imprevedibile. Dall’intreccio di due destini, una storia che ripercorre la storia di un paese in cerca di pace, dove l’amicizia e l’amore sembrano ancora l’unica salvezza.
Editore: Piemme; Edizione cartacea: 11,30€; Data di pubblicazione: 10 giugno 2014; Pagine: 407
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Era strano vedere il mondo attraverso la grata….’Ti ci abituerai”, disse Rashid, “scommetto che alla fine ti piacerà anche”
La vita di Mariam è difficile sin da bambina, figlia di un adulterio, rilegata nella kolba lontana dal paese, lontana dagli occhi indiscreti e dai pettegolezzi, perché lei è una Harami, bastardo. Poi arriva il momento in cui, a soli 15 anni, viene data in sposa a un uomo di più di quarant’anni e da qui la sua vita si riempie di sofferenza.
Jalil, il marito, non è un uomo delicato e premuroso ma un dispotico e violento, che la costringe a indossare il burka. Con l’arrivo dei talebani nel paese le cose peggiorano visibilmente: le donne non possono uscire di casa da sole se non accompagnate dal marito o da un parente maschio, (sempre e solo con il burka). In pubblico non possono più truccarsi, indossare abiti attraenti, parlare a meno che non vengano interpellate, non possono guardare un uomo in faccia e ridere. L’istruzione gli viene impedita. L’inosservanza a queste leggi pena le bastonate.
Tutto questo fa tanta rabbia e sdegno.
A tutto ciò si aggiunge l’arrivo di Laila, una ragazza giovane che Jalil decide di sposare. La convivenza con un altra donna per Mariam inizialmente è fonte di gelosia e rabbia ma poi finalmente, grazie alla piccola Aziza la figlia di Laila, ritrova l’amore e la voglia di reagire. Nasce una profonda amicizia e di sorellanza.
“Scambiarono uno sguardo. Uno sguardo d’intesa, indifeso, il tipo di sguardo che può correre solo fra persone che condividono le stesse avversità. E con questa fugace occhiata silenziosa, Laila comprese che non erano più nemiche”.
Ho pianto, mi sono affezionata così tanto a Mariam, è uno di quei personaggi che non riesci a dimenticare, non riesci a dimenticare la sua sofferenza, la sua forza.
E’ il primo romanzo che leggo di Hosseini, rimasto in libreria per anni, non mi ero mai convinta a leggerlo, poi grazie al barattolo della TBR (Clicca Qui per vedere di cosa si tratta) ho pescato questo titolo e finalmente è stata l’occasione per scoprirlo.
Forte, toccante, drammatico, doloroso e a tratti straziante. Ed è’ la prima volta che leggo di questi luoghi e di questa tematica. Mi è sicuramente rimasto in mente nei giorni successivi e mi ha portato a diverse riflessioni.
Non voglio entrare nella tematica religiosa ma ciò che risalta è la violenza e la distruzione della donna, della sua dignità rendendola solo un oggetto per procreare, possibilmente figli maschi.
Una storia non solo di amore ma di amicizia, della forza di sopravvivenza che accumuna le donne. Mai come oggi con il ritorno purtroppo di questa situazione in Afghanistan questo libro deve essere letto.
Voi l’avete letto? Se si cosa ne pensate? Anche voi vi siete affezionati a Mariam?