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Recensione: Necropoli – Boris Pahor

Necropoli

Boris, scrittore e insegnate sloveno- triestino, si ritrova come prigioniero politico in diversi campi di concentramento, tra cui Dachau. Grazie alle sue conoscenze mediche e delle lingue riesce a lavorare nel Revier, potendo “curare” gli “stecchi zebrati” come meglio poteva.
Come molti passati per i campi di sterminio ha incontrato persone che non rivedrà mai più e di cui non saprà cosa ne fu di loro.
Inizia il suo racconto, unico e senza capitoli, durante il suo ritorno, dopo vent’anni, nel campo di Natzwei-ler-Struthof sui Vosgi. E’ quasi infastidito dal via vai dei visitatori, quasi fosse una violazione di quel luogo “dei non vivi”, in un luogo ristrutturato ed estremamente calmo. Attraverso questa nuova visita, come altri sopravvissuti, rivive i momenti di dolore, apatia dettata dalla fame sempre e costante, la sofferenza, l’aria pregna dell’odore del forno crematorio, sempre acceso e presente in ogni loro singolo giorno. Il vento gelido che colpisce quei “corpi smunti”, nudi ad aspettare in piena notte una doccia fredda di poche gocce per rimuovere i pidocchi e debellare il tifo, e che li porta ad essere indifferenti del destino altrui.
Alcuni episodi raccontati da Boris sono agghiaccianti, seppur non raccontati nei dettagli, che lasciano rabbrividire il lettore.

“Non è che ti adatti al pensiero che morirai, ma all’idea che tutto è regolato in modo da farti morire in breve tempo con certezza quasi assoluta”

Boris non utilizza la solita scrittura, non è una biografia o un racconto delle crudeltà naziste, ma utilizza un modo di scrivere più staccato, ma molto particolareggiato. E’ risultato non facile per me da leggere proprio per questa tipologia di scrittura, spesso infatti mi sono ritrovata a non capire né i luoghi né le situazioni. Credo che sia proprio voluto e che l’autore voglia distaccarsi dai consueti racconti di questi orrori dandone la sua, ovvia, visione.
Di racconto sull’olocausto ne ho letti molti, e credo si sia capito dato le molteplici recensioni che ho portato sul blog, ma questo a volte ho avuto difficoltà a portarlo a termine. Come primo approccio  all’argomento non lo consiglierei (inizierei da “Se questo è un uomo” o “Noi, Bambine ad Auschwitz“), ma se non vi spaventa un opera di maggiore complessità potreste provare a leggerlo e conoscere un uomo di grande spessore e forza.
Boris PahorNote sull’autore: Scrittore italiano, di madrelingua slovena. Nel 1940 viene arruolato nell’esercito italiano e mandato sul fronte in Libia. Dopo l’armistizio dell’otto settembre torna a Trieste, ormai sotto occupazione tedesca. Dopo alcuni giorni decide di unirsi alle truppe partigiane jugoslave che operavano nella Venezia Giulia. Nel 1955 descriverà quei giorni decisivi nel famoso romanzo Mesto v zalivu (“Città nel golfo”), col quale diventerà celebre nella vicina Jugoslavia. Testimone coraggioso dei crimini perpetrati dal fascismo e voce vibrante di una minoranza linguistica perseguitata, durante la seconda guerra mondiale. Le sue opere sono tradotte in francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, italiano, catalano e finlandese. Nel 2003 gli è stato conferito il premio San Giusto d’Oro dai cronisti del Friuli Venezia Giulia. Nel giugno del 2008 ha vinto il Premio Internazionale Viareggio-Versilia; nel maggio del 2007 è stato insignito dell’onorificenza francese della Legion d’onore; ha ricevuto il Premio Prešeren, maggiore onorificenza slovena in campo culturale (1992). Nel 2008, con Necropoli, è stato finalista e vincitore del Premio Napoli per la categoria “Letterature straniere”.
Vi lascio il link della sua intervista da Fabio Fazio a Che tempo che fa:
https://www.rainews.it/dl/rainews/media/Quando-Fazio-intervisto-Boris-Pahor-Un-battimano-per-ricordare-chi-non-e-tornato-06308e36-d627-4989-ac92-e9a536335348.html
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Pubblicato da With The Heart In The Books

Leggere è una porta su nuovi mondi, aiuta ad aprire la mente e trasportarci in luoghi misteriosi, suggestivi e che non esistono. La lettura porta emozioni di gioia, felicità, tristezza, amarezza , riso e pianto. Questo è ciò che rende speciale la mia lettura.

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