
L’epica storia d’amore tra la giovane Alma Belasco e il giardiniere giapponese Ichimei: una vicenda che trascende il tempo e che spazia dalla Polonia della Seconda guerra mondiale alla San Francisco dei nostri giorni. “Ci sono passioni che divampano come incendi fino a quando il destino non le soffoca con una zampata, ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamente non appena ritrovano l’ossigeno.”
Editore: Feltrinelli; Edizione cartacea: 10,40€; Data di pubblicazione: maggio 2015; Pagine: 281
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Irina viene assunta nella tenuta per anziani, Lark House, a San Francisco. Viene assegnata al piano 2 e 3 dove gli anziani ospiti sono ancora lucidi e indipendenti, ed è qui che incontra Alma Belasco, ospite a Lark House. Una donna rigida ed austera, che concede poche confidenze, se non a pochi eletti.
Irina insieme al nipote di Alma, Seth, scoprirà la storia della nonna proprio dai suoi racconti, ricchi di segreti e di un amore nascosto, Ichimei che lei custodisce solo per sé.
Alma è una bambina ebrea arrivata a San Francisco dopo un lungo viaggio in nave insieme alla sua istitutrice, e raggiunge gli zii che non ha mai incontrato. Quando conosce il giovanissimo Ichimei, figlio del giardiniere di famiglia, i due si legano immediatamente da una profonda amicizia all’inizio e poi trasformandosi in amore.
“A qualsiasi età è necessario uno scopo nella vita. E’ la cura migliore contro le malattie”
E’ il primo romanzo che leggo di Isabel Allende e mi ha conquistato con la sua storia intrigante, il suo stile fluido e appassionante.
La storia di Alma si fonde con le vicende del periodo della seconda guerra mondiale e dei campi di concentramento per i giapponesi in Utah (di cui non ero a conoscenza). Affronta le tematiche dell’età che avanza e dei segreti e dolori che ognuno di noi si porta con sé.
Una bella storia d’amore non banale, pulita e piacevole.
Ho letto diverse opinioni negative verso questo romanzo ma non avendo mai letto altro della Allende io l’ho trovato gradevole.
“Alma sosteneva che tutti possiedono un giardino interiore in cui rifugiarsi”